Michael e la Spiritualità (Articolo Ospite)
- Luisa Popoli
- 9 ago 2015
- Tempo di lettura: 3 min

Come probabilmente in molti sanno, Michael Jackson è sempre stato un uomo dalla spiccata spiritualità. Era un uomo molto profondo ed empatico, caratteristiche che lo hanno sempre portato a mettere davanti ai suoi bisogni e alle sue necessità, quelle degli altri; questa è sicuramente una delle caratteristiche di cui la sua famiglia ha sempre parlato con grande orgoglio e qualcosa che ha contribuito a rendere magica l’immagine di Michael agli occhi di chi lo amava – e continua ad amarlo. È stato anche grazie a mamma Katherine se, fin da piccolo, Michael ha potuto maturare un’identità fortemente religiosa e spirituale. Fu, infatti, quando Michael aveva solo cinque anni che la matriarca della famiglia Jackson, dopo essere stata per un periodo parte della comunità battista e, successivamente, luterana, decise nel 1963 di convertirsi definitivamente ai Testimoni di Geova, iniziando anche i figli a questa religione. Michael teneva molto alla vita religiosa e cercava di essere un buon devoto, vivendo secondo la Parola e rispettando le fondamenta del proprio credo. Con l’aumento del successo, però, diminuiva sempre più la possibilità di attenersi fedelmente alle regole e ai valori insegnati dalla Parola, ma alla fine di ogni spettacolo il piccolo Michael sapeva di poter tornare a casa e andare a coricarsi sicuro della sua fede, grazie a ciò che gli era stato insegnato. Suo padre Joe, però, non gli rendeva certo il compito facile: l’uomo non si era mai convertito alla religione e aveva apertamente dichiarato di condurre una vita promiscua, fatta di donne ed eccessi. Durante le prime esibizioni e i primi successi, invitava e incoraggiava il giovanissimo figlio ad andare in mezzo al pubblico e strisciare sotto i tavoli per sbirciare sotto le gonne delle donne. Nonostante tutto, però, Michael ha continuato anche per gli anni a venire a perseguire i suoi obbiettivi di bravo Testimone di Geova, frequentando per quanto possibile la Sala del Regno, leggendo il Testo Sacro e predicando di porta in porta la Parola. Qualcosa iniziò a cambiare agli inizi degli anni ottanta, quando con il video di Thriller e la successiva profonda svolta come popstar solista, la sua vita pubblica e privata subì un radicale cambiamento. Tra gli anziani della Congregazione di cui faceva parte la famiglia Jackson, iniziarono ad alzarsi polemiche rivolte a lui, ai suoi atteggiamenti in pubblico e alla vita che conduceva. Secondo questi Capi, il cortometraggio che portò Michael nell’Olimpo dei Grandi della musica internazionale era pregno di temi occulti, che stridevano molto con la scelta spirituale e religiosa che il ragazzo aveva fatto. Questa cosa turbò molto il cantante, che si sentì estremamente in colpa verso coloro che aveva offeso e decise che non avrebbe più creato nulla del genere e che per promuovere il disco avrebbero puntato su altro materiale. Testimone di Geova o meno, Michael, per tutta la sua vita, ha sempre creduto in qualcosa di più grande. Ha più volte fatto riferimento alla profonda ammirazione che sentiva verso Gesù e il suo modo di amare la gente, e ha sempre cercato di seguire i suoi insegnamenti amando il prossimo disinteressatamente e aiutando chi ne aveva più bisogno. Negli anni, sarà certamente ricordato per la sua musica, i suoi successi e il suo talento artistico, ma anche e soprattutto per il suo cuore puro e la sua bontà d’animo.
Di Marta Mor
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